APE, il Senato frena sull’estensione degli obblighi proposta dalla UE
La Commissione Industria ritiene troppo oneroso l’obbligo di attestato di prestazione energetica dopo ogni lavoro
Centrare gli obiettivi europei sul risparmio energetico, ma senza extra-costi a carico di cittadini e imprese. È questa, in sintesi, la richiesta contenuta nel parere della Commissione Industria del Senato sulla proposta di modifica della Direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica in edilizia.
Attestato di prestazione energetica (APE)
Secondo la bozza della nuova direttiva, gli Stati devono collegare gli incentivi fiscali destinati a migliorare l’efficienza energetica nella ristrutturazione degli edifici al risparmio energetico ottenuto. Sempre in base alla bozza, il risparmio va calcolato confrontando gli attestati di prestazione energetica prima e dopo la ristrutturazione. Per la Commissione, il calcolo del risparmio energetico ottenuto con un intervento non si deve basare sul confronto dell’APE precedente e di quello successivo ai lavori perché, per redigerli, potrebbero essere state utilizzate metodologie diverse. Gli APE si basano infatti sul consumo stimato in condizioni di utilizzo standard e ciò non sembra compatibile con la previsione della proposta secondo cui la banca dati in cui verranno registrati gli attestati dovrà permettere di tracciare il consumo effettivo di energia degli edifici. La bozza prevede inoltre che sia redatto un nuovo APE dopo ogni installazione o miglioramento di un sistema tecnico per l’edilizia. La Commissione ha chiesto che l’obbligo di far redigere un nuovo APE sia limitato ai casi in cui l’intervento possa realmente incidere sulla prestazione energetica dell’immobile.
Contratti di rendimento energetico
Per centrare gli obiettivi di efficientamento energetico degli edifici, la Commissione ha sottolineato inoltre la necessità di introdurre nel testo della nuova direttiva i contratti di Rendimento energetico – EPC (Energy performance contract), e incentivare l’utilizzo di risorse per misure su interi edifici, anziché sulle sole singole unità abitative. Al momento molti condòmini hanno difficoltà di accesso al credito e questo rallenta i lavori di riqualificazione energetica dei condomìni. Col contratto di rendimento energetico, invece, una Esco effettua un investimento che migliora l’efficienza energetica rientrando poi degli oneri sostenuti attraverso i risparmi generati dall’investimento stesso. Si tratta di un meccanismo più spedito rispetto all’Ecobonus, in cui i condòmini devono pagare gli interventi per poi ricevere un parziale rimborso sotto forma di detrazione fiscale e solo gli incapienti possono cedere la loro quota di detrazione alle banche.
Punti di ricarica per le auto elettriche
La nuova direttiva incentiverà l’elettromobilità. Dal 2025, gli edifici residenziali di nuova costruzione con oltre dieci posti auto e quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti dovranno predisporre il pre-cablaggio per la ricarica elettrica. L’obbligo riguarderà inoltre tutti gli edifici non residenziali con più di dieci posti auto, compresi quelli in cui l’installazione dei punti di ricarica è sottoposta a procedure d’appalto pubblico. Sarà possibile non conformarsi all’obbligo se il costo delle installazioni di ricarica e di canalizzazione supera il 5% del costo totale delle ristrutturazioni importanti.
La Commissione ha chiesto una normativa flessibile, in linea con le politiche nazionali sulla mobilità elettrica e lo sviluppo atteso della rete infrastrutturale nazionale. Secondo la Commissione, per evitare costi aggiuntivi a carico di cittadini e imprese, l’obbligo di precablaggio dovrebbe riguardare solo i nuovi edifici e non quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti. Allo stesso tempo, bisognerebbe prevedere norme più elastiche sulle tecnologie da utilizzare in modo che i dispositivi non risultino obsoleti al momento dell’effettivo utilizzo.
Teleriscaldamento e teleraffrescamento
Secondo la Commissione, nella nuova direttiva bisognerebbe introdurre l’incentivazione del teleriscaldamento e del teleraffrescamento come strumenti a ridotto impatto ambientale e ad alto risparmio di energia primaria, già considerati ai fini degli obiettivi Europa 2020. Per questo, si legge nel parere, bisognerebbe individuare le dimensioni ottimali degli impianti per poter alimentare territori più vasti e le fonti energetiche da utilizzare per garantire un elevato livello di tutela ambientale. Sul piano dell’efficienza in materia edilizia, ha affermato la Commissione, bisogna valutare i vantaggi anche per l’utente finale, in quanto il teleriscaldamento e il teleraffrescamento sono strumenti di utilizzo semplice e sicuro, che non determinano più la necessità di installare presso l’abitazione o il condominio una centrale termica con le connesse infrastrutture di funzionamento.
Cit. www.edilportale.com