Gen 29, 2018 | News
Nella struttura muraria ad U è visibile una lesione in alto a sinistra da cui si intravede la rete di contenimento; a destra una catena
Enea ha testato la soluzione made in Italy su una casa tipica dell’Appennino
Una struttura tipica dell’edilizia dei centri storici dell’Appennino, rinforzata con soluzioni innovative made in Italy di facile applicazione e low cost, ha resistito a terremoti di intensità più che raddoppiata rispetto al sisma più violento che ha colpito il centro Italia nel 2016.
È quanto emerge dai risultati dei test alle tavole vibranti del Centro Ricerche ENEA Casaccia, eseguiti su una struttura a U composta da tre pareti in malta e tufo, aperture asimmetriche e tetto in travi di legno. Le prove sono state condotte con l’obiettivo di individuare le tecniche migliori e meno invasive per rinforzare le abitazioni senza doverle sgombrare.
I test condotti dall’Università degli Studi Roma Tre e dall’ENEA, con il supporto dell’azienda Fibre Net, nell’ambito del progetto COBRA* finanziato dalla Regione Lazio, sono stati effettuati sulle 3 pareti, di cui una centrale e due laterali, che già a novembre scorso erano state portate a danneggiamento dopo essere state sottoposte a scosse che riproducevano i terremoti a intensità crescenti di Nocera Umbra (1997), L’Aquila (2009), Emilia (2012) e Norcia (2016).
Per misurarne l’aumento di capacità sismica, due pareti su tre sono state riparate e rinforzate con intonaco armato con rete in fibra di vetro, un sistema di rinforzo strutturale poco invasivo, a basso costo e realizzabile senza la necessità di evacuare le abitazioni.
“Le pareti rinforzate con questa rete in fibra di vetro hanno resistito a sismi amplificati al 220% di intensità, quindi oltre il doppio rispetto ai terremoti più violenti del 2016, mentre la parete non rinforzata ha riportato forti lesioni già a intensità 120%, quindi in concomitanza delle accelerazioni al suolo del sisma di due anni fa”, ha evidenziato Gerardo De Canio, responsabile Laboratorio “Tecnologie per l’Innovazione Sostenibile” dell’ENEA.
“Per contrastare la tendenza al ribaltamento – aggiunge De Canio – quest’ultima parete è stata riparata applicando una barra d’acciaio, la cosiddetta ‘catena’, in modo da consentire alla struttura di raggiungere lo ‘stato limite ultimo’, cioè il valore estremo della capacità portante, a dimostrazione dell’efficacia dell’intervento”.
“L’innovazione made in Italy consiste in una rete di materiale composito applicabile, insieme ai normali rifacimenti degli intonaci dei palazzi, sulla superficie esterna dell’edificio” – ha dichiarato Gianmarco De Felice, dell’Università degli studi Roma Tre e coordinatore del progetto. “I materiali compositi – aggiunge De Felice – sono già in uso nei settori aeronautico e automobilistico, ma non in quello edilizio, per questo auspichiamo che questi risultati siano pionieri dell’innovazione anche in questo settore così importante”.
“Le nostre tavole vibranti – conclude De Canio – sono in grado di muoversi nelle tre dimensioni spaziali, nelle tre direzioni di spostamento e nelle tre rotazioni e rappresentano un’infrastruttura unica in Italia a disposizione del Sistema Paese per la sperimentazione delle tecnologie più mature per applicazioni che vanno dall’edilizia ai Beni Culturali, con tecniche innovative di diagnostica, acquisizione e repository dei dati”.
L’intera sperimentazione, che l’anno passato aveva visto protagonista una tecnologia realizzata dalla Kerakoll, rientra tra le attività istituzionali dell’ENEA di supporto a PMI, enti, ordini professionali e università per le prove sperimentali e la verifica delle tecniche di intervento, finalizzate al miglioramento sismico e al rinforzo strutturale del patrimonio edilizio ma anche per la conservazione e valorizzazione dei beni culturali, nel quadro più ampio della sfida per la diffusione della cultura della sicurezza sismica, dell’innovazione e dello sviluppo sostenibile del Paese.
I dati ottenuti durante la sperimentazione sono stati ‘catturati’ attraverso un sistema di motion capture in 3D e condivisi grazie alla piattaforma virtuale DySCo progettata e realizzata dall’ENEA; oltre ai partner del progetto, in questo modo hanno potuto assistere da tutto il mondo in diretta streaming e partecipare attivamente esperti, operatori del settore e rappresentanti dei più prestigiosi organismi di ricerca italiani e stranieri, fra cui: le Università di Taipei, Miami, Sheffield, Pavia e Perugia, MIT – Massachusetts Institute of Technology di Boston, Smithsonian Institute, National Gallery of Art di Washington, LCNEC di Lisbona e Ordine degli ingegneri.
Fonte: http://www.edilportale.com
Gen 25, 2018 | News
Per i titoli abilitativi richiesti entro il 2017 continua ad applicarsi la soglia del 35%
Scatta da quest’anno l’obbligo di coprire con rinnovabili il 50% dei consumi degli edifici nuovi o sottoposti a ristrutturazioni rilevanti. lo prevede, dopo le proroghe degli scorsi anni, il Decreto Rinnovabili (Dlgs 28/2011).
Rinnovabili, dal 2018 obbligo al 50%
Gli impianti di produzione di energia termica degli edifici realizzati o ristrutturati in base a titoli abilitativi presentati dal 1° gennaio 2018 devono essere progettati e realizzati in modo da garantire il contemporaneo rispetto della copertura, tramite il ricorso ad energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili, del 50% dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria e del 50% della somma dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento.
Gli obblighi, specifica la norma, non possono essere assolti tramite impianti da fonti rinnovabili che producano esclusivamente energia elettrica che a sua volta alimenti dispositivi o impianti per la produzione di acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento.
Per i titoli abilitativi richiesti entro il 31 dicembre 2017 resta fermo l’obiettivo di soddisfare con rinnovabili il 35% dei consumi degli impianti termici.
Non sono soggetti all’obbligo gli edifici allacciati ad una rete di teleriscaldamento che copra l’intero fabbisogno di calore per il riscaldamento degli ambienti e la fornitura di acqua calda sanitaria.
Per energia da fonti rinnovabili, ai sensi del D.lgs. 28/2011, si intende l’energia proveniente da fonti rinnovabili non fossili, vale a dire energia eolica, solare, aerotermica (accumulata nell’aria ambiente sotto forma di calore), geotermica (immagazzinata sotto forma di calore nella crosta terrestre), idrotermica (immagazzinata nelle acque superficiali sotto forma di calore) e oceanica, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas.
Nel caso in cui, per impossibilità tecniche certificate dal progettista, non sia possibile rispettare la normativa, la norma richiede comunque di ottenere un indice di prestazione energetica complessiva dell’edificio che risulti inferiore rispetto al pertinente indice di prestazione energetica complessiva reso obbligatorio ai sensi del D.lgs 192/2005
Rinnovabili, le regole per la progettazione degli impianti
In caso di utilizzo di pannelli solari termici o fotovoltaici disposti sui tetti degli edifici, la norma prescrive che i componenti siano aderenti o integrati nei tetti, con la stessa inclinazione e lo stesso orientamento della falda.
La potenza elettrica degli impianti alimentati da fonti rinnovabili che devono essere obbligatoriamente installati sopra o all’interno dell’edificio o nelle relative pertinenze, misurata in kW, deve essere calcolata secondo la formula indicata nell’Allegato 3 al D.lgs. 28/2011.
Rinnovabili nei centri storici e negli edifici pubblici
Nei centri storici l’obbligo è ridotto del 50% o non si applica qualora il progettista dimostri che l’introduzione delle rinnovabili comporti un’alterazione incompatibile con il valore storico e artistico dell’edificio.
Negli edifici pubblici, invece, l’obbligo è incrementato del 10%.
Fonte: http://www.edilportale.com
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Gen 23, 2018 | News
Presto in Gazzetta Ufficiale le NTC 2018. La novità: requisiti meno stringenti per l’adeguamento antisismico degli edifici esistenti
Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, ha firmato il decreto di approvazione delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni.
È seguita la firma del Ministro degli Interni, Marco Minniti, e del Capo Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli.
Le NTC 2018 si avviano dunque verso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e, dopo 30 giorni, sostituiranno le NTC 2008.
Le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni fissano i principi da seguire nel progetto, nell’esecuzione e nel collaudo delle costruzioni e le prestazioni che gli edifici devono raggiungere in termini di resistenza meccanica e stabilità. Si compongono di 12 capitoli:
1. Oggetto
2. Sicurezza e prestazioni attese
3. Azioni sulle costruzioni
4. Costruzioni civili e industriali
5. Ponti
6. Progettazione geotecnica
7. Progettazione per azioni sismiche
8. Costruzioni esistenti
9. Collaudo statico
10. Redazione dei progetti strutturali, esecutivi e delle relazioni di calcolo
11. Materiali e prodotti ad uso strutturale
12. Riferimenti tecnici
La novità sostanziale rispetto al testo del 2008 riguarda l’adeguamento antisismico degli edifici esistenti (capitolo 7), che dovrà rispettare requisiti meno stringenti rispetto a quelli che saranno applicati alle nuove costruzioni.
L’obiettivo è quello di consentire la realizzazione di interventi di ristrutturazione con costi sostenibili e di facilitare l’accesso al sismabonus, la detrazione fiscale dal 50 all’85% destinata all’adeguamento antisismico degli edifici.
L’iter delle NTC 2018
Le nuove NTC sono state presentate al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici il 26 luglio 2013 e la discussione è stata avviata nell’ottobre 2014. Il CSLLPP ha dato il primo via libera alle nuove NTC nel novembre 2014 ma il testo è stato diffuso a marzo 2015.
Successivamente sono stati acquisiti il concerto tra Ministero delle Infrastrutture e Ministero dell’Interno, il parere del Dipartimento della Protezione Civile e l’intesa della Conferenza Unificata.
Il 6 febbraio 2017 la bozza delle nuove NTC è stata inviata alla Commissione europea per la verifica della coerenza con la normativa comunitaria. La Commissione europea ha avuto tempo fino all’8 maggio 2017 per valutare il testo e i contributi degli stakeholders.
Successivamente il testo è stato vagliato dalla Protezione Civile e ha completato il lungo percorso presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
La Circolare applicativa
La stesura della Circolare applicativa delle nuove NTC è stata avviata dal CSLLPP alla fine del 2014. L’iter è andato in parallelo con quello delle Norme Tecniche e si è concluso nel maggio 2017, con l’intenzione di pubblicare la Circolare in Gazzetta Ufficiale congiuntamente alle Norme Tecniche.
Ma a settembre la Circolare non è approdata, come previsto, all’Assemblea plenaria del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Sfuma quindi l’ipotesi di una pubblicazione contemporanea con le NTC.
Fonte: www.edilportale.com
Gen 5, 2018 | News
Come tecnica costruttiva antisismica, l’impiego della muratura armata RMB (Reinforced Masonry Building) risale al 1800…
La tipologia costruttiva in laterizio è stata da sempre utilizzata con successo nel nostro paese, grazie sia a una copiosa offerta di materiali (laterizi e malte) sia alla semplicità di esecuzione dello schema strutturale resistente. Quanto asserito lo dimostra la ricerca ESECMaSE, “Enhanced Safety and Efficient Construction of Masonry Structures in Europe” progetto co-finanziato dalla Comunità Europea con l’obbiettivo di approfondire i criteri di progettazione e di comportamento degli edifici in muratura. A tal proposito, la ricerca ha evidenziato come in ambito europeo, le realizzazioni di edifici in muratura siano ancora una tecnica costruttiva importante. Addirittura, in alcuni paesi del nord Europa, la tipologia in laterizio è ancora il sistema costruttivo predominante.
Attualmente, nel nostro paese, oltre all’utilizzo della muratura portante classica UMB (Unreinforced Masonry Building) si sta affermando in modo graduale l’utilizzo di un particolare sistema costruttivo denominato “muratura armata”, tecnica antica e ben consolidata nella realtà internazionale.
L’impiego della muratura armata RMB (Reinforced Masonry Building), come tecnica costruttiva antisismica, risale al 1800 (The Brick Industry, 1996), epoca in cui è stata impiegata per la prima volta con il fine di rinforzare una ciminiera negli Stati Uniti. L’assestamento della struttura al tempo provocò delle deformazioni importanti nel suo complesso, senza però produrre, con stupore dei tecnici di allora, alcun danno strutturale. A seguito di tale comportamento, furono condotte svariate prove di laboratorio, che dimostrarono come il comportamento della muratura armata fosse influenzato dal materiale di interazione tra mattone e rinforzo.
Lo sviluppo successivo del cemento Portland accompagnato da una nuova estesa campagna di esperimenti dimostrarono come la risposta strutturale della muratura armata fosse comparabile con gli altri moderni sistemi costruttivi in auge.
Di particolare interesse fu l’impiego di tale tecnica per la costruzione di un hotel a San Francisco composto da ben sette piani; la realizzazione, in seguito, è passata alla storia dopo aver sopportato il terremoto avvenuto nel 1906. A seguito della potenzialità del sistema e dopo vari utilizzi non controllati, il Dipartimento dei lavori pubblici del Governo Indiano pubblicò nel 1923 un manuale tecnico sull’utilizzo della muratura armata supportato da estese prove in laboratorio con il fine di capire in modo chiaro il comportamento strutturale.
A livello italiano, invece, la muratura armata apparve già nell’art.7 del Regio Decreto 18 aprile 1909 n.193 emanato a seguito del terremoto di Messina: “Gli edifici debbono essere costruiti con sistemi tali da comprendere un’ossatura di membrature di legno, di ferro, di cemento armato, o di muratura armata, capaci di resistere contemporaneamente a sollecitazioni di compressione, trazione e taglio.” In tale stralcio normativo, è possibile evincere come già agli inizi del ‘900 la muratura armata fosse già ben conosciuta e distinta come tecnica costruttiva, al pari del calcestruzzo armato.
Muratura armata: il concetto di sistema costruttivo
Il lungo utilizzo della muratura ordinaria e armata è stato tale da permettere l’inserimento, nelle più recenti normative sismiche, di un capitolo dedicato proprio al progetto degli edifici così detti semplici, ovvero strutture in cui il rispetto di particolari accorgimenti geometrici permette di avere una più che sufficiente conoscenza del comportamento strutturale sismico di questa tecnica realizzativa, tale da non essere sottoposta a progettazioni complicate e astruse come per altri sistemi in voga.
Già la modalità prescrittiva sugli edifici semplici potrebbe (e dovrebbe) essere considerata come fonte di ispirazione per le nuove realizzazioni tralasciando, una volta per tutte, le congiunture sui sistemi più o meno performanti in ambito sismico. Già perché in un paese in cui il rischio sismico è pressoché elevato, in cui il terreno che ci supporta è in continuo movimento, ci si lascia andare a sfilze di aggressioni verbali su quali metodi siano o non siano antisismici.
Innanzitutto è bene sottolineare come quando si parla di strutture antisismiche si deve parlare in modo tecnico e soprattutto con cognizione di causa: per un edificio antisismico non si deve contemplare prettamente il materiale in sé ma la tecnica costruttiva globale che realizza l’involucro edilizio. Infatti, discutere di laterizio, mattone o blocco, in gergo tecnico, è privo di fondamento, in quanto, stiamo parlando di un semplice materiale.
Nell’ingegneria moderna, invece, ci si deve basare sulle tecniche costruttive antisismiche e non prettamente sul materiale. Il discorso, come si può pensare, è ben diverso in quanto il sistema riprende i cardini chiave della progettazione antisismica, ovvero rigidezza, resistenza e duttilità. Quest’ultima caratteristica, ad esempio, meglio identificata come capacità di duttilità, rappresenta lo spostamento che si ammette possa essere subito da una data struttura per un dato livello di evento sismico.
Se parliamo di strutture a pannelli, quindi, affermare che l’edificio è in mattoni o l’edificio è in legno non vuol dire assolutamente nulla dal punto di vista sismico. Quanto ribadito risulta più chiaro attraverso un esempio pratico. Se prediamo in considerazione una semplice e classica modesta costruzione di dimensioni contenute (m2 3×2), sappiamo che essa può essere realizzata in muratura, in legno oppure in calcestruzzo. La domanda è quindi la seguente: questa costruzione può essere definita antisismica? La risposta, peraltro logica, dovrebbe essere in funzione delle modalità costruttive del sistema prescelto. Ecco che parlare di casa in laterizio o casa in legno o in calcestruzzo, a livello sismico, vuol dire poco o niente, in quanto, la performance in condizioni dinamiche viene sviluppata dal sistema nella sua globalità e non dal singolo materiale.
Per un edificio in muratura armata sappiamo che esso si compone di un sistema composto dal laterizio che possiede ottime caratteristiche di resistenza a compressione, dalle barre in acciaio che garantiscono un’ottima resistenza a trazione e dalla malta che possiede a sua volta ottime caratteristiche di deformazioni. I due materiali principali blocchi e legante, uniti da barre di rinforzo orizzontali e verticali garantiscono un comportamento duttile, in cui la dissipazione di energia avviene per fessurazione del pannello.
Il comportamento dissipativo dei sistemi strutturali in muratura è stato confermato dalla valutazione del costruito dopo il sisma dell’Emilia Romagna, in cui gli edifici moderni, costruiti dopo la riclassificazione sismica del territorio, in molti casi non hanno riportato alcun danno strutturale (S. Bracchi et Al., 2012).
Allo stesso modo, per un edificio con sistema strutturale in legno, sappiamo che il materiale in sé è un materiale sostanzialmente di tipo fragile e che la duttilità strutturale de “l’edificio in legno” viene conferita dai sistemi di connessione e dai collegamenti tra le membrature. Infatti il comportamento in condizioni sismiche risulta influenzato sia dalle sollecitazioni assiali (M. T. Shedid et Al., 2008) ma soprattutto dal sistema di ancoraggio prescelto tra pannello e fondazione (B. Dujic et Al., 2006) che in certi casi e per certi tipi di collegamenti possono limitare la capacità dissipativa del sistema (M. Latour et Al., 2012).
Muratura armata: la normativa
Per trovare riferimento della muratura armata nei tempi moderni, ci si deve riferirsi al D.M. 16 gennaio 1996 e precisamente al paragrafo C.1, in cui si stabilisce che gli edifici possono essere costruiti in muratura armata o addirittura attraverso una struttura a pannelli portanti anche “prefabbricati in muratura armata”. A riconferma delle prove e dei test menzionati in precedenza, la norma evidenzia come l’altezza massima degli edifici (Figura 1) per una struttura in muratura armata sia superata solamente dalle strutture intelaiate e da strutture a pannello.
Figura 1 – Tabella 2 del D.M. 16 gennaio 2016 riportante le altezze massime della costruzione in funzione della tecnologia costruttiva.
Interessante notare come il paragrafo C.5.3.2 sottolinea che una parete in muratura armata “costituisce nel suo complesso una struttura forata in corrispondenza delle aperture, particolarmente resistente ad azioni ad essa complanari.”
Agli addetti ai lavori dovrebbe essere di particolare interesse il paragrafo C.5.3.5, il quale, indica al progettista che qualora l’altezza dell’edificio in muratura armata sia inferiore all’altezza massima corrispondente alla muratura ordinaria, le verifiche in condizioni sismiche possono essere considerate positive se sono garantiti i requisiti dell’edificio semplice riportato nel paragrafo C.5.2. La norma quindi afferma che se sono rispettate determinate prescrizioni geometriche e meccaniche, la struttura in questione risulta ampiamente verificata: se si pensa bene questo è il classico esempio di un edificio a due piani di una villetta o di un piccolo condominio! Ancora una volta, quindi, la norma ribadisce indirettamente le eccezionali prestazioni della muratura armata.
L’emanazione del D.M. 14 gennaio 2008 e l’introduzione del criterio semiprobabilistico agli stati limite nonché con una differente valutazione dell’azione sismica, ribadisce quanto riportato nelle precedenti norme. In una norma sommariamente complicata, il paragrafo 7.8.1.9 sottolinea ancora nuovamente che “Per le costruzioni semplici ricadenti in zona 2, 3 e 4 non è obbligatorio effettuare alcuna analisi e verifica di sicurezza.” Sembrerà strano, ma nell’epoca di analisi non lineari, modelli complessi e verifiche articolate, la norma ribadisce come un edificio semplice possa essere calcolato con modalità agevoli.
Di uguale pensiero sembra esserlo la bozza di revisione delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (14/11/2014) in cui al paragrafo 7.8.1.9 si sottolinea che “Per le costruzioni semplici aventi, allo SLV, agS<0,35g non è obbligatorio eseguire alcuna analisi e verifica di sicurezza, ma è richiesto il soddisfacimento delle seguenti condizioni integrative”.
Si evidenzia che il criterio di edificio semplice, vale esclusivamente per le strutture in murature e non per gli altri sistemi costruttivi, ad indicare, quindi la certezza del comportamento strutturale. Vediamo il perché di tale scelta attraverso l’analisi evolutiva delle prescrizioni.
Figura 2 – Fattori di struttura prescritti per le NTC 2008 e per la bozza delle revisioni delle NTC
In Figura 2 si riportano i fattori di struttura stabiliti per la muratura armata secondo le attuali norma (NTC 2008) e secondo le revisioni della stessa. I fattori di struttura sostanzialmente rimangono invariati, confermando quindi quanto già di conoscenza. Inoltre nella bozza di revisione è stato previsto un ulteriore fattore di struttura (q0=3,0au/a1) qualora il progetto preveda un tipo di approccio più evoluto, ovvero, tenendo conto della gerarchia delle resistenze.
Il valore del fattore di struttura riportato risulta comparabile con le altre tipologie costruttive così dette a pannelli:
Tipologia costruttiva |
CD”B” |
CD”A” |
NTC 2008 |
Strutture in c.a. a pan. accoppiati |
3,60 |
5,40 |
7.4.3.2 |
Strutture in muratura armata |
3,75 |
3,90 |
7.8.1.3 |
Strutture in legno pannelli a telaio (e. Platform-Frame) |
3,00 |
5,00 |
7.7.3 |
Strutture in legno pannelli incollati (X-Lam) |
2,50 |
7.7.3 |
Figura 3 – Valori del fattore di struttura per la tipologia costruttiva a “pannelli”.
Dalla rapida consultazione della Figura 3, è possibile notare come un sistema in muratura armata sia perfettamente comparabile con gli altri sistemi costruttivi a pannelli. Risulta interessante osservare come, se consideriamo i sistemi costruttivi a bassa dissipazione (Capacity Design “B”), la tipologia costruttiva in muratura armata risulti godere del più alto fattore di struttura. Infatti, nella maggior parte dei casi, la progettazione avviene ipotizzando una contenuta dissipazione, sia per motivi di sicurezza, legate alle lavorazioni di dettaglio, sia per l’obbligo di valutazione approfondita della scelta del fattore di struttura (Bozza revisione NTC paragrafo 7.7.3).
L’ottenimento di un grado di dissipazione alto, per quanto riguarda la muratura armata, risulta molto più agevole rispetto ad altri sistemi costruttivi. Questo perché viene prescritta una verifica a taglio amplificata con le sollecitazioni derivanti dalla resistenza a flessione nel piano del pannello. Per altri sistemi, invece, la futura norma sottolinea l’obbligo del progettista, ad una giustificazione del fattore di struttura assunto nonché i criteri di dimensionamento dei collegamenti, i quali, devono garantire una adeguata capacità in accordo, pertanto, con le ricerche scientifiche riportate nel precedente paragrafo.
Conclusioni
Dalla dissertazione riportata in precedenza si evidenzia come le molteplici affermazioni mediatiche sulle “case antisismiche” siano prive di una base tecnico-scientifica. A rigor di logica, seconda la normativa attuale e la revisione della stessa (già approvata a livello di conferenza stato-regioni), per un grado di dissipazione generalmente basso i sistemi costruttivi sono equiparabili, con addirittura una preferenza “numerica” per la muratura armata.
La muratura armata, intesa come evoluzione della muratura ordinaria, permette non solo una progettazione antisismica ma la sua conoscenza è tale da permettere una progettazione “semplificata” in cui il rispetto di determinati condizioni geometriche permette di ridurre notevolmente le verifiche in fase di calcolo.
Non solo, se l’accelerazione attesa allo Stato Limite di Salvagurdia della vita (SLV) è inferiore ai 0,35g (pertanto alta sismicità), “non è obbligatorio eseguire alcuna analisi e verifica di sicurezza” purché si rispettino determinate condizioni di geometria relativa ai setti murari.
La muratura armata, quindi, essendo un sistema testato, di semplice esecuzione e così evoluto da permettere in certe condizioni una progettazione semplificata, dovrebbe essere diffusa anche ai non addetti ai lavori annoverandola come tipologia costruttiva antisismica a basso costo, utilizzandola, inoltre per la ricostruzione post-sismica.
Fonte: http://www.ediltecnico.it
Dic 18, 2017 | News
Il legno è stato uno dei primi materiali utilizzati dall’uomo nella realizzazione di semplici protezioni prima e di abitazioni vere e proprie successivamente. L’architettura moderna, in connessione con le nuove tecnologie applicate ai materiali, conduce oggi alla riproposizione di tale materiale non come soluzione alternativa, bensì come scelta di qualità. Il legno è infatti uno dei materiali più utilizzati da parte di coloro che operano nel campo della bioedilizia poiché molte delle sue caratteristiche lo rendono un materiale quasi perfetto nel momento in cui se ne faccia uso in maniera responsabile.
Una casa in legno offre non pochi vantaggi rispetto all’edilizia convenzionale. È proprio per tale motivo che recentemente, anche in periodi di crisi economica, l’impiego del legno nelle costruzioni è costantemente aumentato. Il legno si è imposto sul mercato edilizio sostituendosi ad altri materiali come ferro, beton o laterizi raggiungendo, nella realizzazione di appartamenti, una fetta di mercato pari al 10%; nella costruzione di abitazioni a basso consumo energetico, che rappresentano il futuro dell’edilizia come settore sostenibile da un punto di vista ambientale, tale quota raggiunge il 30%.
L’architettura in legno si limita, nella gran parte dei casi, alla costruzione di case mono o plurifamiliari: oggi grazie alle innovazioni introdotte dalla ricerca tecnologica è possibile realizzare, tramite questo materiale, anche condomini a più piani, edifici per uffici, scuole, capannoni per la pratica dello sport, ponti, costruzioni pubbliche. In questa direzione vale il principio secondo il quale vengono prodotti nuovi materiali per nuove applicazioni e i processi di produzione avvengono in modo più efficiente.
Negli stabilimenti moderni vengono prefabbricate intere componenti di case (interi locali, pareti, soffitti) comprensivi di isolamento, condutture, finestre e porte. Questi elementi vengono poi assemblati direttamente in cantiere con una incredibile velocità di esecuzione: una casa unifamiliare viene ad esempio montata in una giornata.
Per comprendere in maniera efficace la portata di tale tema anche sotto il profilo della progettazione, Maggioli Editore propone il volume fresco di stampa intitolato La casa in legno: il libro, scritto Barbara Del Corno (architetto esperto in progettazione residenziale e del terziario) affronta le varie problematiche progettuali e costruttive per la realizzazione di un edifico in legno analizzando i materiali, le tecniche progettuali e realizzative ed illustrando dieci casi pratici di progetti realizzati.
Dall’efficienza energetica alla sostenibilità che un materiale come il legno reca con sé, fino ad una analisi approfondita delle componenti edilizie fabbricate in questo materiale: il volume attraversa il tema con una prima parte più generale, proseguendo poi con la parte pratica che culmina con le 10 approfondite schede progettuali nelle quali si analizzano le applicazioni pratiche della progettazione con il legno.
Fonte: http://www.ediltecnico.it